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Il Portogallo e la Spagna furono i primi Paesi europei ad avventurarsi nelle esplorazioni geografiche al di fuori del Mediterraneo. I loro viaggi erano mossi dalla volontà di trovare nuove vie commerciali dopo che quelle tradizionali erano state interrotte dall’avanzata dell’impero ottomano, in seguito alla caduta di Costantinopoli, e di togliere dalle mani dei Veneziani il monopolio del commercio delle spezie. Questi aromi, usati per insaporire ed aromatizzare cibi e bevande, oltre che nella medicina, costituivano una fonte di guadagno molto importante per i grandi mercanti e banchieri, tanto che spesso venivano usate come mezzo di pagamento.
I due Paesi si spinsero in quest’avventura guidati anche dalla favorevole posizione geografica della penisola iberica sull’Oceano Atlantico. Nella regione, come nel resto dell’Europa, già da tempo i navigatori e gli imprenditori, come pure i gruppi dirigenti politici, erano intenzionati sia a rispondere alla sempre più crescente domanda di beni di lusso e di prima necessità, come grano, legno e fibre tessili; sia ad investire in modo redditizio i capitali accumulati e dare uno sbocco alla politica espansionista delle monarchie nazionali.
Il Portogallo, nel corso del Quattrocento, riuscì a trasformare l’Oceano Atlantico da confine invalicabile dell’universo conosciuto, secondo le credenze medievali, a via di collegamento tra Occidente ed Oriente. Loscopo che il piccolo regno si prefiggeva era quello di procurarsi e portare in Europa le merci direttamente dalle aree di provenienza, evitando la mediazione dei Veneziani e degli Arabi per guadagnare direttamente sulle vendite. Questo traguardo poté essere raggiunto grazie alla borghesia che, costituita principalmente dal ceto mercantile e marinaro, rappresentava nel paese l’elemento portante della struttura produttiva e guardava con interesse alla ricerca di nuovi mercati.
A sostegno della borghesia fu determinante l’appoggio della dinastia regnante degli Aviz. In questo modo il Portogallo divenne punto diriferimento anche per gli altri banchieri e mercanti europei che già finanziavano e controllavano gli scambi commerciali. Per di più, i sovrani mostrarono interesse verso le esplorazioni marittime e tutto ciò che riguardava la scienza nautica e la tecnica navale, specialmente con Enricodetto il Navigatore il quale, agli inizi del XV secolo, fondò una scuola dicartografi, navigatori e astronomi. Inoltre, i marinai portoghesi si dotarono di importanti innovazioni tecnologiche, tra le quali: il timone a ruota e lacaravella, un piccolo veliero di facile manovrabilità, che poteva navigare con un equipaggio ristretto e avere così un maggiore spazio per le merci. In un clima così favorevole prese avvio una lunga serie di spedizioni sostenute dalla corona e dagli investimenti provenienti dai privati, soprattutto dai mercanti italiani che, minacciati dai Turchi nei loro traffici nel Mediterraneo, iniziarono ad aprire filiali in Portogallo e Andalusia.
Le spedizioni marittime portoghesi si spinsero piano piano lungo le coste dell’Africa: entro la prima metà del Quattrocento conquistarono Cedua poiMadeira e le isole di Capo Verde, raggiungendo nei primi anni settanta ilGolfo di Guinea. Qui furono edificate le prime fortezze per rendere agevoli gli scambi commerciali.
Con il regno di Giovanni II si iniziò a progettare la discesa lungo le coste africane per giungere in Oriente. Nel 1487 il Portogallo riuscì, grazie aBartolomeo Diaz, a passare l’estremità meridionale dell’Africa, da lui chiamata Capo di Buona Speranza. Dieci anni più tardi, il navigatore riuscì a circumnavigare l’Africa, traversare l’Oceano Indiano e giungere a Calicut, in India. In questo modo la via attraverso il mare per l’Oriente era stata trovata. I portoghesi si insediarono in Mozambico, nell’Africa sudorientale; a Cochin, nelle Canarie e nel Goa in India, a Socotra e Ormuz; nel Mar Rosso e nel Golfo Persico; a Malacca. Infine, dopo il viaggio di Colombo,
nel 1500 Pedro Alvares Cabral costeggerà il Brasile che divenne anch’esso dominio portoghese. L’impero portoghese era essenzialmente un dominio di rotte, eterogeneo, poco centralizzato e composto da diversi territori con differenti strutture politiche: capitanati-donatari, fortezze-empori efortezze-porti. Il primo dei capitanati-donatari fu creato a Madeira nel1440. Esso era la struttura che permetteva al re di imporre direttamente la propria sovranità sul territorio. Lungo le coste dell’Africa e in Oriente, invece, i Portoghesi realizzarono empori nei quali si limitarono a commerciare i prodotti agricoli o minerari. Essi costituirono una vasta rete monopolistica di gestione del commercio, che si sovrapponeva ad aree dove i mercati erano già organizzati. I Portoghesi riuscirono a creare un impero commerciale che si estendeva dai porti indiani delle spezie fino aCeylon, l’isola della cannella, a Malacca, la terra dei garofani e alle lontaneMolucche. L’attenzione della Spagna verso le esplorazioni geografiche prese avvio dopo i successi riportati dal Portogallo e il verificarsi di alcuni eventi interni. Nel 1469 con l’unione del regno di Castiglia con quello diAragona, avvenuto grazie al matrimonio tra Isabella di Castiglia eFerdinando d’Aragona, culminò il processo di unificazione territoriale spagnola, che fu suggellato dall’ultima fase della reconquista avvenuta, nel1492, con la presa di Granada, ultimo avamposto arabo sul suolo europeo. Insieme ai musulmani furono cacciati anche gli Ebrei, che godevano di privilegi fiscali. In questo modo si cercò di realizzare la “limpieza de sangre”, ovvero quella purezza che, escludendo per l’appunto Arabi ed Ebrei, era parte essenziale nella formazione dello Stato spagnolo, di quell’unità politico-religiosa in cui il sovrano rappresentava il difensore dell’eredità spirituale e politica della nazione. L’unione delle due corone diede un forte impulso all’aumento della popolazione e alla vitalità deitraffici commerciali, soprattutto in Andalusia, e di conseguenza allo sviluppo di centri navali, come quelli nel Golfo di Biscaglia e Siviglia.
Tutti questi fattori spinsero la Spagna ad avventurarsi oltremare iniziando dal Nord Africa, per proseguire la lotta contro i musulmani e contrastare le conquiste portoghesi, che vennero riconosciute in cambio delle Canarieconquistate faticosamente nel 1479.
Fu così che nell’aprile del 1492 i sovrani decisero di finanziare la spedizione di Cristoforo Colombo, che già si era rivolto ai sovrani portoghesi senza successo. Il progetto del navigatore genovese era quello di giungere alle Indie senza circumnavigare l’Africa ma, più semplicemente, facendo rotta verso Occidente.
L’idea nasceva sia dalle teorie, da tempo in circolazione, sulla sfericità della Terra, sia dal ragionamento di Paolo Toscanelli, cosmografo fiorentino e conoscente di Colombo che, basandosi sulla traduzione dal greco al latino di un’opera di Tolomeo in cui si calcolava la circonferenza della Terra, sosteneva la possibilità di raggiungere le Indie da Occidente.
Così, una volta stipulate le Capitolazioni di Santa Fé, ovvero l’accordosottoscritto con la corona, Colombo fu nominato viceré, ammiraglio e governatore di tutte le terre che avrebbe scoperto, e partì per il suo viaggio. Per saperne di più su questa lunga impresa non perdere la video lezione.
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