giovedì 5 marzo 2015

L’INQUIETUDINE E LA GRAZIA

L’AMORE IDEALE NEOPLATONICO
I filosofi neoplatonici, radunati nella villa di Careggi,sostenevano, Marsilio Ficino in testa, che negli scrittori classici vi fossero intuizioni morali e religiose non dissimili da quelle del Cristianesimo, mascherate sotto il velo dei miti pagani che andavano letti in senso letterale ed allegorico.
Solo l’interpretazione allegorica, valida anche per il cristiano, avrebbe permesso di scoprire la lezione universale celata nel mito.
LA DONNA E LA NATURA
Nella civiltà umanistico-rinascimentale, la presenza femminile diviene dominante nell’arte e nella letteratura. Ella viene associata alla natura,sfondo necessario di ogni immaginazione amorosa. Il giardino, la primavera, la donna esprimono una concezione naturalistica dell’amore, in linea con l’idealismo platonico.
La bellezza della donna e il piacere che ne emana diventano esperienza del <divino> immanente nella natura.
LETTERATURA E ARTE -linguaggi aconfronto
Sandro Botticelli, pittore ufficiale dei de’Medici sotto Lorenzo il Magnifico lasciò,
con la Primavera e con la Nascita di Venere, la trasposizione pittorica di temi
conformi ai dettami neoplatonici, in parallelo con quanto Angelo Poliziano faceva in campo letterario.
Nei due dipinti, infatti, la dea incarnerebbe il principio superiore della bellezza e dello
amore teorizzato dai Neoplatonici.
LARMONIA RINASCIMENTALE : Sandro Botticelli e Angelo Poliziano
(confronta i seguenti versi di Poliziano con il quadro della Primavera di Botticelli)



da “ Stanze per la giostra…”
43 Candida è ella e candida la vesta,
ma pur di rose e fior’ dipinta e d’erba;
lo inanellato crin da l’aurea testa
scende in la fronte umilmente superba;
rideli attorno tutta la foresta,[…]
[…]
44 di celeste letizia il volto ha pieno,
dolce dipinto di ligustri e rose;
ogni aura tace al suo parlar divino,[…] […]
47 Ell’era assisa sopra la verdura,
allegra, e ghirlandetta aveva contesta
di quanti fior creasi mai natura,
de’ quai tutta dipinta era sua vesta; […] […]
72 ivi non osa entrar ghiacciato verno;
non vento o l’erbe o gli arbuscelli stanca:
ivi non volgon gli anni il lor quaderno;
ma lieta Primavera mai non manca,
ch’e’ suoi crin biondi e crespi all’aura spiega
e mille fiori in ghirlandetta lega.



(confronta i seguenti versi di Poliziano con il quadro della Nascita di Venere di Botticelli)
da “ Stanze per la giostra…” […]
99 E dentro nata in atti vaghi e lieti
una donzella non con uman volto
da zefiri lascivi spinta a proda
gir sopra un nicchio; e par che ‘l ciel ne goda.
Vera la schiuma e vero il mar diresti,
e vero il nicchio e ver soffiar di venti:
la dea negli occhi folgorar vedresti,
e ‘l ciel ridergli a tomo e gli elementi: […]
Giurar potresti che dell’onde uscisse
la dea premendo con la destra il crino,
con l’altra il dolce pomo ricoprisse; […]






PALLADE E IL CENTAURO

La lettura di questo quadro è funzionale alla comprensione degli altri due. Pallade, dea della sapienza, è armata e tiene per i capelli il centauro che rappresenta  la passione sensuale.
Ciò simboleggia la vittoria della razionalità sulla passione terrena, dell’intelletto sui sensi, secondo l’ottica neoplatonica.


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