venerdì 13 febbraio 2015

UGO FOSCOLO : UN NEOCLASSICO ROMANTICO
IL POETA-VATE (1778-1827)
Egli impresse un forte impulso al sentimento nazionale: 
voleva l’ltalia indipendente e una. Influì sulle nuove
 generazioni con i suoi scritti politici e soprattutto con
 la sua poesia cui assegnava un’alta missione civile.

ritratto di Ugo Foscolo, 1813
(François-Xavier Fabre) 



LE IDEE
1 ) LA CONCEZIONE MECCANICISTICA:
Foscolo visse profondamente la crisi intellettuale e morale del suo tempo
 che segnava il passaggio dalla ideologia illuministica a quella romantica. 
Egli si chiese perché mai l’uomo, che è anche dotato di fantasia, debba
 rassegnarsi alla triste realtà che lo vede destinato al “nulla eterno” e non
 tentare invece di superare la frontiera fra la vita e la morte.
La fantasia, infatti, è in grado di fornire all’uomo degli ideali capaci di
 appagare la sua sete di eternità.
2) LE ILLUSIONI :
Gli ideali capaci  di  dare un senso ed un valore alla vita dell’uomo sono
 la Libertà, la Giustizia, la Patria, laFamiglia, l’Eroismo, il Sepolcro, ma
 soprattutto la Poesia, che è capace di sfidare i secoli perpetuando la 
memoria dei “grandi”. La Ragione considera questi ideali niente altro che 
delle “ILLUSIONI”, ma il cuore può accettarli con un “atto di fede”: nasce 
così la “religione delle illusioni”, una sorta di religione “laica”, cui 
 Foscolo votò la propria esistenza a dispetto della Ragione, che da sola 
non gli consentiva di superare l’ateismo illuministico.    

IL CONFLITTO INTERIORE
Foscolo nutrì una profonda fede nelle illusioni cui assegnò l’ufficio di
 appagare la sua sete di fama e di eternità.
Non riuscì mai però ad accettarle razionalmente, sicché esse furono 
occasione di un appassionato conflitto interiore fra cuore e intelletto, 
fra sentimento e ragione dominante la sua vita spirituale, che tentò di
 superare con la poesia (non potendo con la ragione).
Da qui deriva l’ anelito verso gli ideali classici e la consapevolezza 
dell’impossibilita’ a realizzarli nella società del suo tempo.

LA SEHNSUCHT
Il mondo classico gli appariva la patria della “Armonia” suprema e vi 
si rivolse con profonda speranza e con l’animo nostalgico del pellegrino 
che sogna la patria lontana sapendo di non
potervi ritornare. Il suo classicismo fu dunque necessità intima dello 
spirito, esigenza
profonda di trovare la “calma interiore” di realizzare nell’arte del suo
 tempo il “Vero” e il “Bello”. (nota 1 )
L’impossibilità di realizzare tutto ciò in un’epoca di crisi lo porta ad
 uno stato d’animo di SEHNSUCHT (bramosia di cosa irrealizzabile)
 che è la sua componente romantica.

ULTIME LETTERE DI JACOPO ORTIS - sinossi
Dopo il trattato di Campoformio, Jacopo, giovane ardente di 
patriottismo, smarrita la fede nella libertà, nella patria e negli uomini, 
fugge sui Colli Euganei e trascorre là il suo tempo, fra l'umile gente 
di un villaggio. In quel villaggio conosce Teresa, la divina fanciulla
 che lo potrebbe sollevare dalla disperazione; ma Teresa è già 
promessa ad Odoardo.
Dopo una malattia, Jacopo, per non legare oltre Teresa al suo 
dramma, lascia i Colli Euganei e va errabondo attraverso l'Italia. 
A Milano ha un colloquio col Parini. Si reca poi in Francia, ritorna
 sui Colli Euganei, quindi va a Venezia; infine, perduta ogni 
peranza nella libertà e nell'amore, si uccide trafiggendosi con un pugnale.

«Il sacrificio della patria nostra è consumato.»
L’incipit del romanzo impone già da subito il tema dell’eroe che 
sperimenta sulla propria pelle i drammi di una cocente delusione
 storica per il "Trattato di Campoformio" che tradì le speranze 
libertarie di Foscolo ed evidenzia l’elemento romantico ed estremo
 che caratterizza l’eroe Jacopo.
L’Ortis è dunque Foscolo deluso, che si sente condannato all’esilio
 nell’Italia assoggettata più ad un proprio servilismo che alla 
dominazione straniera. Foscolo adopera l’Ortis come un 
esorcismo del proprio nichilismo e del proprio sconforto; 
infatti l’Ortis muore suicida, mentre il Foscolo continua a vivere.

LA CRITICA ALL’ORTIS
L'opera può considerarsi un romanzo epistolare ed autobiografico 
e fu pubblicata nel 1802 a Milano. L'Ortis ha delle analogie con 
il celeberrimo I dolori del giovane Werther di Goethe.
 Si ritrovano il tema di un giovane che si suicida per amore 
di una donna già promessa ad altri e l'atmosfera improntata 
ad un romantico idealismo. Nell’Ortis, però, tematica amorosa
 e politica sono collegate.
Due motivi principali vi sono presenti:
il motivo politico, ossia la delusione successiva al trattato di Campoformio;
il motivo amoroso, ossia l'impossibilità di conseguire l'amore.
Il suicidio di Jacopo, alla fine romanzo, non è atto di rinuncia,
 bensì di eroismo.

I SONETTI
Foscolo compose dopo il 1798 dodici sonetti. Come l'Ortis,
essi sono intrisi di materia
autobiografica. Il tono non è più quello dello sfogo ma
 Foscolo pare osservare la propria vita dall'alto. I sonetti 
si presentano in forma di dialogo del poeta con se stesso. 
La struttura è evocativa e invocativa: Foscolo, cioè, evoca 
i ricordi ed invoca sempre qualcosa.
Accanto alla meditazione interiore compare una certa speranza 
nel futuro. I sonetti più famosi sono tre: 
"In morte del fratello Giovanni";"A Zacinto"; "Alla sera“.

LE ODI
Le Odi composte da Ugo Foscolo sono due:
"A Luigia Pallavicini caduta da cavallo“, in cui affiorano
 i temi della caducità della bellezza e della necessità 
di proteggerla ed eternarla con la poesia.
"All'amica risanata“ che celebra
 la guarigione di Antonietta Fagnani Arese;
 nell'ode vi è il tema della bellezza
 che agisce all'interno dell'uomo 
confortandolo. Tratti comuni delle
 due odi sono i seguenti:
 Prendono ispirazione da un fatto esterno reale.
 Celebrano la bellezza.
 Ricorrono a immagini mitologiche 
per operare la trasfigurazione.
La compresenza di questi elementi 
permettono di affermare che si tratta
 di odi di tendenza neoclassica.

Antonietta Fagnani Arese è considerata una delle figure di
 spicco della società milanese in epoca napoleonica. 
Esperta di francese, inglese e tedesco, aiutò Ugo Foscolo 
nella revisione delle Ultime lettere di Jacopo Ortis (1802), 
e nella traduzione de I dolori del giovane Werther .

DEI SEPOLCRI
"I Sepolcri" sono un carme scritto nel 1806, in occasione delle
 polemiche per l'editto di Saint Cloud, ispirato da norme
 igieniche e da principi egalitari e dedicata al poeta Pindemonte. 
Foscolo dice nel carme che l'esistenza è dolore, ma l'uomo 
ha in sé la capacità di creare per se stesso dei miti: 
l'immortalità, l'amicizia, l'amore, la bellezza,... che, nonostante
 il loro valore illusorio, rendono la vita più degna e più bella.
 Gli uomini si tramandano queste illusioni affidandone la custodia
 al culto delle tombe e al canto dei poeti.
Il carme si svolge e accentra intorno alla figura di tre vati presentati
 da Foscolo in una sorta di figurazione simbolica:
Giuseppe Parini, rinnovatore del costume civile, maestro di 
orgogliosa povertà e indipendenza;
Vittorio Alfieri, irato ai numi della patria, sdegnoso lungo
 le rive solitarie dell'Arno;
Omero, simbolo di ogni poeta che risponda all'ideale
 nuovo di Foscolo, all'ideale del poeta che si ispira alla 
storia e consacra, rendendole eterne, le illusioni più
 generose degli uomini.
E accanto a Parini ed Alfieri, il Foscolo stesso,con
 la sua alta malinconia e il suo errabondo
fuggire di gente in gente.
Numerosi sono i valori che assumono via via i sepolcri:
VALORE AFFETTIVO ("corrispondenza d'amorosi sensi")
VALORE SOCIALE (la nascita del sepolcro coincide con quella della civiltà)
VALORE CIVILE ("A egrege cose il forte animo accendono
 l'urne dei forti“- le tombe di Santa Croce)
VALORE PATRIOTTICO (le tombe di Maratona) (nota 2)

Chiesa di Santa Croce a Firenze

LE GRAZIE
Il poemetto, mai terminato, è frammentario. E' diviso in tre parti, 
dedicate a Venere, Vesta e Pallade, rispettivamente simboli 
della bellezza, dell'intelligenza e della virtù. L'opera è una
 specie di storia poetica dell'incivilimento umano attraverso
 le "Grazie“ che rappresentano la poesia, la musica, la danza 
tramite cui l'uomo deve tendere all'armonia.
Nelle "Grazie" il mondo affettivo di Foscolo è tutto presente, 
ma sollevato a una sfera di bellezza ideale.
"Le Grazie" rappresentano la più completa fusione tra 
Romanticismo (sentimenti) e Neoclassicismo (armonia).

Le Grazie e Venere danzano davanti a Marte  di  Antonio  Canova 
Marte, seduto destra, viene distratto dall’arte della guerra
 con la danza delle  tre Grazie e dalla musica di Venere.
 Le figure femminili, vivaci e amorevoli, sono
 particolarmente eteree e leggiadre, rivestite di 
veli finissimi e trasparenti.




NOTE
( 1 )
[…]
Bellezza è verità, verità bellezza” […]
(da <Ode su un’urna greca> di J. Keats)
In questi versi di John Keats ritroviamo il vagheggiamento della
 bellezza e dell’arte che la fissa e rende eterna come modo 

di sottrarsi alla precarietà dell’esistere, al tempo che incalza, 
al disfacimento delle cose: ossia alla morte.
E questo è il tema delle grandi poesie foscoliane.

( 2)(vedi Preromanticismo)
L'ARTE TESTIMONIANZA CIVILE E MORALE
Il monumento funebre neoclassico si ispira, secondo le teorie
 di Winckelmann, a un'idea della morte composta e solenne,

 incentrata, come anche nei Sepolcri di Foscolo, su una
 fede laica nell'immortalità della virtù. 
 Il monumento a Vittorio Alfieri, commissionato dalla
 duchessa d'Albany a Canova, rispecchia questa idea classica e,
 come Foscolo, associa alla poesia di Alfieri (si notino i 
simboli della lira e dell'alloro) il valore della patria 
contribuendo al suo mito risorgimentale.
La figura della donna piangente in primo piano 
unisce il basamento al sepolcro in una composizione
 lineare, ma solenne e grandiosa.

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