venerdì 6 gennaio 2017

UOMINI CONTRO Regia: Francesco Rosi

SCHEDA DEL FILM
Origine: Italia/Jugoslavia 
anno:1970 
durata: 101 minuti 
Genere: guerra

Il film si rifà alla decimazione subita dalla Brigata Catanzaro per codardia, in occasione di un presunto episodio di sbandamento in faccia al nemico accaduto durante l’azione sul Monte Mosciagh (Altipiano di Asiago) il 26 maggio 1917. I tragici avvenimenti che culminarono con la fucilazione di 12 militari furono la conseguenza dello sbandamento in condizioni difficili di quasi tutta la 4a compagnia del 141°. Il Col. Attilio Thermes, comandante del reggimento, in ottemperanza alle disposizioni emanate dal Comando Supremo, ordinò l’esecuzione sommaria senza processo per un sottotenente, tre sergenti ed otto militari di truppa da estrarre a sorte nella ragione di uno a dieci

Trama

Tratto dal libro autobiografico dEmilio Lussu "Un anno sull'altipiano", rievoca le vicende di un giovane ufficiale italiano durante la Grande Guerra.
Altopiano dAsiago 1916: i soldati del generale Leone, dopo aver conquistato una cima strategicamente indispensabile, nonostante le numerose perdite, ricevono l'ordine di abbandonarla. Poi l'ordine cambia e gli uomini devono nuovamente conquistare la vetta a costo della vita.
Soldati italiani e austriaci si fronteggiano nelle opposte trincee. I fanti italiani hanno l'ordine di conquistare delle posizioni, ma i continui assalti sono respinti e si risolvono in una carneficina, come il tentativo di conquistare la cima di un pendio posto in un punto strategico difeso da mitragliatrici. I soldati sono coperti da ridicole corazze in metallo, ma lo stratagemma si rivela inutile e la maggior parte di essi o muoiono sotto i colpi del nemico o sotto quelli dei propri ufficiali, perché accusati di tradimento di fronte al rifiuto dellordine di attaccare il nemico. Stanchi di essere mandati allo sbaraglio danno vita ad un ammutinamento, duramente represso con le leggi di guerra. Viene ordinata la decimazione e alcuni "colpevoli" scelti a sorte sono condannati a morte. Una sequenza altamente drammatica mostra le fasi dell'esecuzione: i disgraziati vengono legati al palo per essere fucilati mentre un cappellano stravolto tenta inutilmente di confortarli. A poca distanza si notano le bare già pronte. I momenti drammatici si alternano a spunti comico-grotteschi, come quando l'odiato generale Leone, comandante del reparto, in giro d'ispezione, viene condotto a guardare le linee nemiche da un punto dosservazione ottimo ma pericolosissimo perché è tenuto costantemente sotto tiro dal miglior cecchino austriaco. Il generale, ignaro del rischio, solleva la piastra d'acciaio che nasconde la feritoia e guarda a lungo, ma non succede nulla. Appena si allontana i soldati imprecano delusi e uno di essi fa la prova: apre lo spioncino ed espone un fuscello, subito tranciato da una precisa fucilata.
Terminata la fase di narrazione in trincea, si osserva come i soldati feriti fossero mandati davanti ad un tribunale di guerra, per dimostrare se le proprie ferite erano derivate dalla battaglia o se si erano feriti da soli per evitare il combattimento. Molti di essi erano giudicati colpevoli e mandati davanti alla corte marziale per poi finire in carcere.
Nel film si osserva come la guerra fosse un fatto di classe: dentro la stessa trincea c'erano i contadini e i borghesi, e i contadini seguivano le vicende della guerra come se fosse una calamità naturale. La guerra che Lussu descriveva non era una guerra di popolo, era una guerra con delle logiche di classe molto forti. Il generale Leone é un personaggio che crede ciecamente nel potere e nel fatto di rappresentarlo, ed in questo ha una sua grandezza, perché è come costretto ad essere coerente in fondo con la sua immagine. Tutti i personaggi finiscono per rappresentare un certo livello di coscienza politica: il socialista, il monarchico, il giovane borghese interventista.

LA CRITICA
Lo scenario del primo conflitto mondiale, così come ci è consegnato nella pagina diaristica pacata e asciutta dEmilio Lussu (il quale scrisse il suo diario venti anni dopo la fine della guerra nell'esilio antifascista parigino), consentiva, intanto, a Rosi di sottolineare un'altra volta, e in questo caso con il massimo devidenza possibile, la differenza esistente fra la condizione di suddito e la condizione duomo di potere. Di rado, quanto nell'anno sull'altopiano (i fatti descritti nel libro di Lussu e ripresi, per sintesi, da Rosi nel film vanno dal maggio del 1916 all'estate del '17), la divisione per classi nella società italiana fu tanto netta, tanto evidente il formarsi di "una nuova mentalità di rivolta e dinsofferenza".
Francesco Rosi inoltre insiste sulla spontanea alleanza che durante la "Grande Guerra" si formò tra soldati che spesso non sapevano leggere e scrivere, ed ufficiali ("letterati" sono sia il tenente Sassu sia il tenente Ottolenghi).
Ma nel complesso Uomini contro procede lungo il binario delle "scene forti", rinunciando alle osservazioni minute che erano uno dei punti di forza del libro di Lussu. Tutto questo risulta alla fine un limite, anche rispetto alla scarsa spettacolarità del finale che appare sottotono se paragonato al resto dellopera.


I personaggi rappresentano una precisa tipologia: il generale Leone e il maggiore Malchiodi, la tronfia vanagloria intrisa dirresponsabilità e incompetenza, il sottotenente socialista Ottolenghi la consapevolezza politica della natura di classe del conflitto, che si risolve in massacro di poveri e sfruttati, il tenente Sassu (che anche nel nome adombra lo scrittore Lussu) la bruciante disillusione di tanti interventisti che nel sangue e nel fango delle trincee divennero consapevoli della folle inutilità di una guerra lontana dagli ideali del Risorgimento nei quali credevano (e infatti muore in camicia bianca come un anacronistico eroe ottocentesco), la truppa la vittima sacrificale del demente bellicismo degli alti comandi, estranea alle motivazioni del conflitto e sempre più indisponibile a farsi ammazzare.

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