martedì 19 settembre 2017

I CENTO PASSI


regia di Marco Tullio Giordana


La storia raccontata in questo film non è inventata e non lascia spazio alla fantasia;
è la storia di una ragazzo siciliano , Giuseppe (Peppino) lmpastato originario di un paese
vicino Palermo, Cinisi. Siamo nella seconda metà degli anni '70 e Peppino, seppure faccia
parte di una famiglia legata alla mafia, è determinato nel non condividerne il
comportamento e i "valori".
Si sente , piuttosto, legato alle grandi speranze e agli ideali di cui si sono nutriti tanti
giovani tra gli anni '60 e '70 :la non-violenza, l'impegno politico vissuto come fiducia nella
possibilità di un rinnovamento della società civile ad opera dei singoli individui, la giustizia
sociale. lnsomma, Peppino vuole agire per cambiare le cose a Cinisi. L'amicizia con un
anziano militante della locale sezione del partito comunista, pur tra qualche
incomprensione, lo sprona su questa strada di crescita umana e politica.
Le sue scelte gli creano delle forti incomprensioni in famiglia, soprattutto con il padre, che
non capisce questo figlio che vuole <rompere> con gli schemi del silenzio complice, della
rassegnazione, dell'acquiescenza colpevole. Tuttavia Peppino, nato in una famiglia
mafiosa, educato in un paese dominato da modelli mafiosi, si rifiuta di essere uguale a
tutto questo e lotta per sottrarsi ad un nemico che é tanto potente quanto vicino.
ll titolo del film (CENTO PASSI) indica, infatti, la distanza tra la casa di famiglia di Peppino
e quella di Tano Badalamenti (il personaggio di spicco della mafia di Cinisi) che erano
nella stessa via e vicinissime ed allude alla facilità di essere fagocitati da un modello
criminale che si ammanta di quotidianità e familiarità.
Tenta, con alcuni amici, di pubblicare un piccolo giornale che critica I'amministrazione
locale, gli illeciti compiuti e la connivenza con la criminalità rnafiosa, le speculazioni
edilizie sui terreni intorno all'aeroporto di Punta Raisi. Apre una radio libera, come allora
ce n'erano tante, radio AUT, ed un circolo culturale, dove i ragazzi di Cinisi vanno ad
ascoltare musica, a ballare e a discutere. Ed é soprattutto dai microfoni di radio AUT che
Peppino porterà avanti la sua <guerra> contro la mafia di Cinisi e contro Tano
Badalamenti . E' una guerra combattuta con le armi dell'ironia e della satira, con la "levità'
dei vent'anni, (Peppino chiamava Tano Badalamenti <Tano seduto>) ma con un profondo
rigore morale ed una forte etica politica.
Quando, infatti, arrivano a Cinisi dei compagni di Milano che vogliono creare una
"comune" sul mare e vivere a contatto con la natura ascoltando musica e fumando hashish.
Peppino, dopo aver parlato con loro, dice chiaramente che i compagni di Cinisi non
possono fare come quelli di Milano: chiudersi nel proprio privato a Cinisi, vorrebbe dire
lasciare spazio alla mafia e sarebbe la sconfitta della società civile.
Coerentemente con questo punto di vista, Peppino si candida, nelle liste di Democrazia
proletaria (un piccolo partito della sinistra), per le elezioni comunali a Cinisi . Viene ucciso
pochi giorni dopo, nella notte tra l'8 e il 9 maggio 1978, fatto saltare in aria con il tritolo sui
binari della ferrovia; i carabinieri e la magistratura parlano della morte di un probabile

terrorista e tutto viene messo a tacere. Soltanto dopo molti anni, grazie alle accuse di un pentito di mafia, Tano Badalamenti fu condannato come il mandante dell'omicidio di Peppino lmpastato.

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